Le Terre di Lorenzo
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Cascina Pariana (Lombardia)

La cascina Pariana o “Isolina”, è un piccolo edificio, non più in uso situato nel Parco di Monza, a sud del Viale Cavriga e a est del Lambro. La cascina è circondata dai boschetti che costeggiano il Lambro con i rondò di caccia progettati dall’architetto Luigi Canonica nel 1805, anno in cui il vicerè Eugenio di Beauharnais gli aveva affidato l’ampliamento del Parco della Villa Reale di Monza. L’edificio, realizzato nella seconda metà del XIX secolo come fienile e postazione per l’allevamento della selvaggina nel parco, è caratterizzato da un atrio aperto al piano terra, illuminato da grandi finestre collocate sui vari lati. L’edificio presenta un’originale pianta esagonale, la struttura portante è puntiforme e i muri di tamponamento esterni sono in laterizio intonacato. Il tetto è a spioventi ed è presente un particolare Belvedere e la copertura è a sei falde. Venne in seguito convertita ad abitazione. Giace ora abbandonata, pur mantenendo un medio stato di conservazione.

Dopo un lungo viaggio sono tornato a casa, a Monza, dove mi aspettava l’ultima segnalazione: la cascina Pariana. Arrivato nel parco di Monza, mi sono subito avviato verso il luogo dove si trova la cascina per ispezionarla e durante il tragitto tutto era nella norma, solo…non è importante, solo una mia sensazione. Mi sono trovato in pochi minuti accanto alla cascina ma non ho trovato nulla di interessante. Impossibile! Sentivo che quel luogo nascondeva qualcosa ma non sapevo cosa. Ho esaminato per ore ogni centimetro di quel luogo ma non ho trovato nulla. Ero scoraggiato, demoralizzato. Per la prima volta non avevo trovato nulla, neanche una piccola traccia di una presenza di demoni o entità. Mi sono seduto a terra a riflettere. Mi stavo perdendo sicuramente qualche dettaglio. Improvvisamente ho sentito una voce femminile provenire dietro di me che mi diceva che non avrei trovato nulla e che molti avevano cercato qualcosa in quel luogo ma invano. Mi sono girato incuriosito e subito sono rimasto a bocca aperta: non era una donna, era un fantasma! Proprio come quello di Consonno aveva la pelle traslucida che lasciava intravedere le gracili ossa della donna. Le ho chiesto chi fosse e lei, sbigottita e probabilmente turbata dal mio naturale stupore nel vederla, mi ha detto essere la regina Margherita. A quel punto ero ancora più basito e le ho chiesto perchè si trovasse lì. Lei mi ha detto in modo altezzoso che stava passeggiando per i suoi giardini e mi ha chiesto a sua volta chi fossi io. Il mio cervello non sapeva se rispondere, mentre la mia bocca ha subito pronunciato le parole “Jason Monroe”. Lei mi ha chiesto se ero un nobile o un servo di un signore lì in visita. Il mio cervello ha deciso in quel momento di mettersi in salvo, lontano da quella conversazione. Incuriosito ma anche spaventato le ho chiesto se lei fosse “viva” e lei mi ha subito risposto con una risatina. «Cosa intendi per viva?» Probabilmente non sapeva di essere un fantasma. Dopo parecchi minuti di discussione in cui cercavo di farle capire che lei era morta da circa un secolo, lei si ostinava a ripetermi di essere viva e che stava trascorrendo del tempo nella sua reggia estiva e che io stavo solo cercando di spaventarla. Ero ormai sfinito, dovevo dimostrarle che era un fantasma. A quel punto mi è tornato in mente il fantasma di Consonno: non ero riuscito ad aiutarlo come volevo. Lui era scomparso, ma non sapevo se lo avevo davvero liberato. Dovevo fare qualcosa per lei e questa volta accertarmi di averla aiutata. Ho portato Margherita nella Villa Reale, la sua residenza monzese. Forse lì avrebbe potuto trovare un indizio che le avrebbe fatto capire la verità. Siamo entrati di nascosto nella Villa e ci siamo avventurati nei vari locali. Non ci è voluto molto però per farla arrivare alle sue stanze. Margherita era confusa, non sapeva cosa pensare. Posso solo immaginare quello che le stava passando per la mente. Mentre Margherita stava guardando i suoi effetti personali, io cercavo ancora una volta una prova inconfutabile del suo essere un fantasma. Improvvisamente, arrivato nei bagni, un’idea mi è balenata nel cervello: lo specchio! Ho portato la regina davanti allo specchio e le ho fatto vedere il suo riflesso. «Cosa dovrei vedere di preciso?» Subito dopo aver finito la frase è rimasta scioccata da quello che aveva di fronte. Era quello il mio obiettivo. Ha allungato la mano verso lo specchio, come per controllare che fosse vero. La sua mano è passata attraverso il vetro. Era esterrefatta. Per anni aveva creduto il falso. «Cosa mi è successo? Da quanto tempo sono così?» Le ho raccontato quello che sapevo, che purtroppo era molto poco. Non voleva andarsene, era affezionata a quel luogo. Non sapeva più cosa fosse reale, sapeva solo che voleva aiutarmi a salvare altri fantasmi. Io le ho detto di aspettare e che l’avrei chiamata in caso di bisogno. Dopo i saluti di congedo, sono tornato nella mia macchina e sono andato verso casa.

Questo mio viaggio attraverso l’Italia grazie alle vostre segnalazioni, mi ha permesso di conoscere nemici ma anche validi alleati. Il viaggio è terminato, e provo sensazioni contrastanti: finalmente torno a casa, ma scoprire nuovi luoghi ed entità mi ha appassionato e mi è stato più utile di quanto tutti voi possiate immaginare. Viaggiare verso questi luoghi è stata un’esperienza unica per me e non vedo l’ora di farlo ancora. Dopo tutti questi giorni però, tra edifici abbandonati e luoghi maledetti, sono felice di essere a casa. Per me, casa è un luogo dove ti trovi bene. Dopo tutti questi giorni, ho capito che per me, casa è ovunque voi mi portiate, ovunque io possa sentirmi a mio agio.

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